Nuove forme di accoglienza

Il progetto “Rifugiato a casa mia” che ha visto l’accoglienza di una famiglia nella nostra parrocchia con il coinvolgimento di tanti, sta volgendo al termine e, sebbene le aspettative in merito proprio all’incontro e alla conoscenza reciproche siano state disattese, non per questo deve venir meno lo spirito della carità.  «(…) Le persone ci sono! Non basta, pertanto, parlare e sparlare di loro; proviamo a vedere se, come comunità cristiana, possiamo fare qualcosa che perlomeno concorra ad una possibile integrazione ».

Concretamente, nel territorio della parrocchia vivono in appartamento dei giovani stranieri maschi, un gruppetto di minori e uno di maggiorenni. Alcuni frequentano le scuole dell’obbligo al mattino, altri invece frequentano i corsi serali. «In questo ambito (…) la parrocchia qualcosa può fare mobilitando più persone, pensando ai vari livelli: riprendendo quanto fatto a scuola, aiutando a fare i compiti, … Si potrebbe perfino pensare a qualche forma di accompagnamento personalizzato: un ragazzo/una famiglia (specie se in quella famiglia ci fossero già dei ragazzi). Altre possibilità: l’ambito sportivo; e ancora, il vivere insieme momenti significativi dell’anno … Questa, in sintesi, la proposta; chi è interessato si faccia avanti. ».

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