Qualche parola sull’incontro “Rifugiato a casa mia”

Come anticipato qualche giorno fa, l’incontro di aggiornamento e di proposte per la famiglia John, accolta in parrocchia, si è svolto alla presenza dei principali partner del progetto e di un discreto numero di parrocchiani. Nello e Graziella, in veste di famiglia tutor, hanno sinteticamente illustrato i passi compiuti dalla famiglia nel non semplice processo di inserimento e di adattamento nella nostra città e, a parte alcune difficoltà di ordinaria routine nella gestione domestica della casa, i giovani nigeriani con il loro piccoletto sembrano gradire la vita iglesiente e avrebbero piacere di fermarsi in futuro. La principale difficoltà da superare è ancora data dalla limitata conoscenza della lingua che impedisce loro di avere maggiore autonomia; mentre Honour è in qualche modo facilitato dal lavoro quotidiano nell’azienda agricola, Progress è più rallentata in assenza di un impegno extra familiare che la “obblighi” a cimentarsi con la lingua italiana. Il tirocinio presso l’azienda di Roberto e Anna vede Honour seriamente impegnato, curioso e attento allievo nell’apprendimento della tecnica di apicoltura e produzione del miele.

Tra le proposte che sono emerse per facilitare il concreto inserimento nella nostra realtà sociale e favorire una graduale autonomia della famiglia, in primis, l’opportunità offerta da Caterina di incontrarli una volta alla settimana per insegnare la lingua italiana conoscendo bene l’inglese; questo, in aggiunta al corso di lingue che si svolge settimanalmente in parrocchia, chiedendo loro di partecipare con maggiore assiduità.

In Africa, Honour svolgeva con bravura il mestiere di barbiere e acconciatore di capigliature tradizionali per le donne africane; si è dunque pensato di cercare un artigiano che possa accogliere Honour nel suo esercizio, dato che è una professione in “discesa”. Infine, si è ipotizzato di far decollare un laboratorio di lavorazione della lana, grazie alla competenza di Anna, partendo dalla cardatura, filatura e colorazione, sfruttando le proprietà tintorie di piante locali, per giungere alla tessitura e produzione finale di tessuti, coperte, borse, bisacce…Questo ambizioso progetto consentirebbe di utilizzare tecniche tradizionali usate in Africa e in Sardegna e, aperto anche ad altre donne, favorirebbe una reale integrazione; infatti, nel passato la lavorazione della lana, seta, bisso, occupava parte del lavoro domestico femminile e favoriva la costruzione di una rete sociale di incontro e conoscenza.

Al prossimo aggiornamento allora, … e con buone nuove!

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